Conclusioni
La tecnica del biopile consente di raccogliere tutto il terreno contaminato, fornire condizioni ottimali per l'attività microbica attraverso il ricircolo e l'aerazione del percolato, richiedendo consumi relativamente contenuti di energia e consente il riutilizzo del terreno una volta completata la bonifica. Pertanto, le caratteristiche fisico-chimiche del materiale, il pH, il contenuto di umidità e il contenuto di petrolio appaiono superiori al materiale lagunare originariamente selezionato, rendendolo ideale per un'operazione di biopiling. Alla luce di quanto detto finora, il biopile può essere considerata l'unica tecnologia che degrada completamente i contaminanti, consente il riutilizzo del materiale (precedentemente) contaminato senza restrizioni e appare altamente efficace, considerata tanto l’ essenzialità delle operazioni e la scarsa manutenzione richiesta quanto un design assai semplicistico. Di converso, però, la tecnologia presenta alcuni limiti legati alla ridotta profondità di intervento per le difficoltà di escavazione a grandi profondità, inoltre, la richiesta di grandi aree di trattamento provocano un notevole incremento dei costi di bonifica.