Tab.2
In questa tavola di verità, la prima riga rappresenta il malato esposto,
la seconda il sano esposto, la terza il malato non esposto e la quarta
riga il sano non esposto.
Da un punto di vista logico non ci sono altre tipologie possibili e se
anche nella ricerca empirica una di queste tipologie non fosse
ritrovata, cioè non venissero trovati casi, ciò non vorrebbe dire che
essa non esiste.
Quando le variabili sono più di due, la tavola di verità non solo riesce
a rappresentare graficamente le combinazioni in maniera più
comprensibile ma soprattutto garantisce che quelle previste siano le
sole possibili.
L’utilizzo della tavola di verità è legato a questa considerazione:
quando esaminiamo un oggetto possiamo attribuirgli alcune
caratteristiche, riconosciute come rilevanti, ad esempio peso o durezza
e da quel momento tutti gli oggetti di quel tipo possiederanno un valore
per quella caratteristica, compreso il valore 0. La distinzione da
comprendere è fra l’esistenza di una proprietà e il valore 0 di quella
proprietà. Se il valore è 0 non vuol dire che quella proprietà rilevante
non esista più perché l’oggetto continua ad averla pur con un valore
nullo. Nel caso di un paziente fragile, noi possiamo considerare come
sue proprietà rilevanti un parametro bio-chimico, un certo deficit
oppure una caratteristica sociale come la solitudine. Non conosciamo
sempre tutte le caratteristiche che possiamo attribuire al paziente
fragile, ma quando ne troviamo uno che possiede una caratteristica
particolare che lo distingue dagli altri allora sappiamo che tale
caratteristica esiste e possiamo vedere che anche gli altri pazienti
fragili la possiedono, con valori diversi, fino all’estremo del valore
0, ossia della sua assenza. 11Becker H.S. (op.cit.)
Proviamo con un esempio a rendere meglio il concetto: se si decide, in
genere lo fa la comunità scientifica o professionale, che la solitudine
è una caratteristica del paziente fragile allora tutti i pazienti
fragili avranno questa caratteristica, anche coloro per i quali è
assente. Per questo motivo è importante l’uso della tavola di verità che
verifica non solo la presenza ma anche l’assenza di tutte le
caratteristiche. Nell’analisi booleana infatti l’assenza di una
caratteristica, di un fattore causale, di una condizione, riveste la
stessa importanza della sua presenza, a causa del carattere olistico di
questo metodo che prende in considerazione l’insieme, il tutto.
Il tentativo di questo studio è verificare se l’Analisi Qualitativa
Comparata può essere uno strumento adeguato a gestire la complessità che
si presenta quando si vuole far emergere la varietà possibile contenuta
nella tipologia del PF, vista dalla prospettiva del Medico di Medicina
generale (MMG).
La scelta di tale prospettiva è dovuta alla convinzione che il MMG sia
il professionista della salute più indicato per cogliere la situazione
complessa di questa tipologia di paziente, in quanto a conoscenza non
solo del quadro clinico del paziente, quindi delle variabili biologiche,
ma anche della sua situazione familiare, ambientale, sociale e
psicologica, cioè delle variabili psico-sociali.
Per costruire una tavola di verità utile allo scopo, per prima cosa si è
cercato di individuare le variabili che danno come risultato la
condizione di paziente fragile. Le variabili sono state scelte basandosi
su colloqui con MMG e su dati pubblicati.22De Toni et al.
(op.cit)
Le variabili di tipo nominale utilizzate sono state trattate come
dicotomie perciò avevano due possibilità di stato, espresso come
presenza o assenza.
La matrice dei dati è stata costruita in forma di tabella le cui righe
rappresentavano i casi empirici di PF raccolti e le colonne il valore
assunto dalle variabili, codificato in 1 per la presenza e 0 per
l’assenza. In questo modo, ogni singola cella della tabella
corrispondeva alla presenza o assenza della variabile indicata in
colonna, incrociata con il caso di PF della riga.
Le variabili presenti in letteratura oppure citate dai MMG durante i
colloqui, erano in numero superiore a quelle utilizzabili nello studio,
per cui si è proceduto ad un lavoro preliminare di semplificazione e di
accorpamento.
Il motivo di questa semplificazione deriva dalla natura matematica della
tavola di verità poiché per ogni variabile aggiunta le possibili
combinazioni fra le stesse aumentano con un tasso di 2.
Ad esempio, se le variabili esaminate sono due le possibili combinazioni
fra esse sono: 2 x 2 = 4, mentre se le variabili sono tre le
combinazioni diventano 2 x 2 x 2 = 8, se quattro le combinazioni sono 2
x 2 x 2 x 2 = 16 e così via. Per evitare di trovarsi a gestire un numero
troppo elevato di combinazioni si è deciso di considerare fino a tre
variabili.
E’ possibile naturalmente utilizzare un numero maggiore di variabili ma
la complessità di calcolo aumenta in maniera esponenziale e per gli
scopi di questo studio si è ritenuto che tre variabili fossero
sufficienti a verificare se il metodo utilizzato, l’analisi booleana,
sia utile ed adeguato ad affrontare la complessità presentata dal
paziente fragile.
Si è provveduto quindi ad inviare ai MMG partecipanti una scheda di
rilevazione che comprendeva sei variabili causali per poter raccogliere,
almeno inizialmente, una gamma più ampia di possibilità. Successivamente
le sei variabili sono state accoppiate, per raggiungere il numero
prefissato di tre.
Approntata la scheda (fig.1), è stata inviata a dieci MMG che si erano
resi disponibili, con la richiesta di individuare fra i propri assistiti
alcuni casi di PF e quindi indicare per ciascuno di essi, con una
risposta affermativa o negativa, la presenza oppure l’assenza delle
variabili.