Scheda di rilevazione
                                                                                        fig.1
La matrice ottenuta conteneva 39 casi di PF, non equamente ripartiti fra i cinque MMG che hanno risposto poiché alcuni di essi ne hanno individuati più degli altri, ma la numerosità dei casi, differentemente dalle analisi di tipo statistico quantitativo, non ha qui importanza se non quella di assicurare una maggiore varietà di possibili configurazioni di variabili. Ricordiamo che tale varietà ha un limite massimo, matematicamente determinato dal numero delle variabili considerato, che può essere o meno raggiunto a seconda del numero di casi di PF indicati dai rispondenti.
La prima variabile considerata è stata la polipatologia , ossia la presenza, nel quadro clinico del paziente fragile, di più malattie.
La seconda variabile riguardava la politerapia eventualmente seguita dal PF, considerando anche quella fisiatrica.
Queste prime due sono state accorpate in un’unica variabile (B ) perché entrambe, aldilà della specificità in un quadro clinico, rappresentano la complessità della patologia dal punto di vista medico che non può mancare in un’analisi sul paziente fragile.
Il valore 1 (presenza) assegnato a questa variabile corrisponde alla presenza di almeno una delle variabili accorpate, polipatologia o politerapia, poiché sono state considerate entrambe condizioni sufficienti anche se non necessarie per indicare la complessità clinica del paziente fragile.
La terza variabile della matrice è stata la capacità di autogestione del paziente, ossia l’autonomia nella vita quotidiana. Una eventuale disabilità del PF, di qualsiasi natura, viene ad essere così ricompresa in questa variabile. Qualcuno potrebbe obiettare che questa variabile sarebbe meglio rappresentata da valori che esprimano il grado di autonomia su una scala numerica ma ai fini dello studio non è necessario stabilire quanto sia l’autonomia poiché, dato che il MMG lo ha indicato come un caso di PF, ciò che interessa è se, per quel caso specifico, l’autonomia era o meno presente. Ribadiamo qui che lo scopo dello studio non è indagare quanto ciascuna variabile contribuisca al risultato finale, cioè la fragilità, ma quali configurazioni di variabili risultano presenti quando si ha quel risultato.
La quarta variabile è stata dedicata ad indagare la capacità economica del PF di acquistare beni o servizi di cura per sé.
La terza e la quarta variabile sono state accorpate poi in un’unica variabile (A ), il cui valore 1 (presenza) indica una piena autonomia del paziente, sia gestionale che economica, mentre il valore 0 (assenza) indica la mancanza di almeno una delle due condizioni.
La quinta variabile è stata individuata nella presenza o meno di conviventi con il PF, compresa quella di eventuali cosiddetti “badanti ”, perché, a prescindere dal tipo di vincolo che unisce il convivente al paziente, che sia affettivo o economico, si vuole esplorare la condizione di solitudine.
Infine l’ultima variabile riguardava la presenza di una rete sociale attiva , costituita indifferentemente da congiunti, amici o vicini che regolarmente supportassero il PF. Quest’ultima è stata poi considerata unitamente alla quinta, sulla convivenza, per dar luogo ad un’unica variabile (S ) che potremmo riferire alla condizione di solitudine che può essere alleviata o aggravata dalla presenza o meno di una rete sociale attiva.
Dal punto di vista dei valori da attribuire a questa variabile, 1 per la presenza e 0 per l’assenza della solitudine, essi dipendevano dall’assenza contestuale di conviventi e della rete sociale, in altri termini la condizione di solitudine è stata ritenuta presente, valore 1, se entrambe le variabili accorpate avevano valore 0, assenza di conviventi e di rete sociale, mentre la solitudine è stata considerata assente se entrambe o almeno una delle suddette variabili risultava presente.
Le sei variabili originarie presentate nella scheda di rilevazione sono state così ridotte a tre : B , A ed S .
Come già detto, per poter gestire le combinazioni possibili fra le variabili si è deciso di limitare a tre il numero delle variabili. In questo modo, il numero massimo di combinazioni è uguale a 8, mentre se avessimo considerato il gruppo intero delle sei variabili il numero teorico delle possibili combinazioni sarebbe salito a 64, molto più complicato da gestire. Esistono procedure e anche software che consentono di affrontare combinazioni di variabili più numerose ma per gli scopi di questo studio sarà sufficiente il numero indicato.
Nelle pagine seguenti si è indicato con la lettera maiuscola la presenza della variabile (valore 1) e con la lettera minuscola la sua assenza (valore 0). Quindi, ad esempio, A indicherà la presenza dell’ autonomia per quel caso specifico di PF e a ne indicherà invece l’assenza. Come detto in precedenza, nell’analisi booleana sia la presenza che l’assenza di una variabile ricoprono la stessa importanza perché è l’insieme, il tutto, che viene considerato. Alcuni casi possono avere la stessa configurazione di variabili, altri differire per alcune o tutte le variabili ma tutti condividono la variabile dipendente, ossia la condizione di paziente fragile. Ottenute le risposte, la matrice dei dati è stata reimpostata come tavola di verità ( fig.2) elencando le configurazioni delle variabili che producono il risultato PF.
Tavola di verità (1=presenza, 0=assenza )